RIPRODUZIONE E SVILUPPO

 

Da un punto di vista sessuale è molto facile riconoscere la differenza tra maschio e femmina, discriminando i genitali esterni.

Osservando ventralmente l'animaletto, nel maschio l'apertura per il pene ha la forma di un piccolo bottone, collocato nella parte inferiore dell'addome, dove comunemente ci si aspetterebbe di trovare l'ombelico, mentre nella femmina la vulva è posta subito anteriormente all'ano, quindi in posizione molto più caudale, rispetto ai genitali maschili. (Foto 34-35)

La maturità sessuale è raggiunta verso il compimento del primo anno di vita. Il periodo della riproduzione, influenzato anche dal clima, va da aprile a settembre.

Il corteggiamento dei ricci è una cerimonia lunga e complessa, definita “il carosello dei ricci”, poiché il maschio non sempre viene accettato dalla femmina.

L'accoppiamento in sé dura pochi secondi, mentre i preliminari impegnano la coppia per molto più tempo.

Inizialmente, all'avvicinarsi del maschio, la femmina lo respinge soffiando e sbuffando ripetutamente; successivamente, se tutto va per il meglio, la femmina abbassa gli aculei e allunga le zampine per favorire l'accoppiamento.

In seguito all'accoppiamento, la femmina produce una specie di secrezione vischiosa, che chiude il canale cervicale, impedendo così altri rapporti fecondanti (Lacrampe, 1996).
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Nella prima ora di vita il riccetto inizia a perdere acqua, così che la copertura degli aculei si dissolve e questi cominciano ad essere mobili; la cute, per effetto della disidratazione, crea delle grinze e delle pieghe. Già in questo periodo, il neonato, inizia ad emettere delle stridule e penetranti grida, di richiamo per la mamma. (FOTO 38)

Nel secondo giorno, pur essendo ancora incapaci di arrotolarsi ed erigersi, sono ugualmente già in grado alzarsi e scattare verso l'elemento di disturbo.
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Dopo aver superato il periodo neonatale, gravato da altissima mortalità (malattie, predatori, cannibalismo, abbandono, ...), dopo aver superato il primo mese (con i rischi dello svezzamento), dopo essere riuscito ad evitare di perdere la mamma (a sua volta persa per malattia, incidenti, predazione, ...), dopo aver conquistato l'autonomia ed essersi guadagnato l'estate, si profila nell'autunno un'altra prova, tra le più stressanti: passare l'inverno, con il letargo!
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