COLLA PER TOPI!
Siamo all'inizio di aprile, una tiepida mattinata e per i miei amici riccetti, che hanno ormai superato le fatiche e gli stenti del letargo, sta per iniziare la primavera, con le sue promesse di giorni migliori.
Per Spino, però, è stato proprio questo il momento più difficile della sua esistenza: la fame primaverile lo ha spinto a cercare cibo ovunque potesse essere e, tra le tante possibilità pericolose, ha scelto un'esca per topi, “vigliaccamente” sistemata su un'assicella spalmata di tenace colla!
Chi lo ha scoperto, cercando di aiutarlo a liberarsi con un panno di lana, ha ancor più complicato le cose, creando un inviluppo inestricabile di spine e stoffa, il tutto abbarbicato intorno all'asse. L'animale è assolutamente irriconoscibile, deformato e contorto, rigidamente immobilizzato, con la testa incollata su un lato, a bocca aperta, con una smorfia che dice tutto e anche di più; i movimenti del torace sono quasi assenti, una narice è intasata dalla colla ed il respiro è piccolo e superficiale: la situazione va rapidamente risolta, in caso contrario il riccetto morirà per apnea meccanica.
La colla è tanto forte che ha neutralizzato una delle armi più efficaci che il riccio possiede: potersi chiudere a palla, utilizzando un apposito apparato muscolare robustissimo (tanto che di norma, per poter visitare un riccio e poterlo “aprire”, bisogna ricorrere ad una veloce anestesia!!!).
Tento di svolgere almeno lo straccio, ma inutilmente.
Intanto il respiro diventa sempre più flebile e stentato.
Il suo unico occhio visibile mi scruta, lucido ed atterrito: sta lottando contro ogni speranza; sembra una grottesca scultura moderna, sulla propria base!
In questi momenti gli animali sanno dare una
lezione importante: anche nelle sofferenze più atroci non smettono di amare
la vita, sempre e nonostante tutto, e combattono sino all'ultima
forza per difenderla.
Che fare?
Un'idea improvvisa: acquaragia inodore (meno aggressiva e meno tossica per la cute e le mucose); piano piano, guadagnando aculeo su aculeo, alternando abluzioni di camomilla, per lenire i “morsi” del solvente, riesco a rimuovere prima lo straccio e finalmente l'asse.
Bilancio: pochissime perdite! (solo qualche aculeo), nessuna lesione cutanea od alla bocca, agli occhi ed alle orecchie, con una rapidissima ripresa delle normali funzioni vitali (compresa un'immediata chiusura a palla, appena tolta l'asse!).