MIASI
Le miasi sono infestazioni di tessuti
causate da larve di ditteri, sia nell'uomo che negli animali viventi.
Vennero descritte già nell'antichità (Papiro di Kahum, nel 1900 a.C., negli
scritti biblici, in testi dell'Antica Grecia, ma anche nella Roma Imperiale), ma
vennero meglio inquadrate nel 17° secolo da F. Redi e nel 18° con Linneo.
La diffusione è favorita da un clima caldo, umido, quando le mosche sono attive, quindi particolarmente in estate, nelle regioni a clima tropicale, subtropicale o temperato. In relazione al riccio, tutte le specie diffuse in Europa ne possono essere vittime, analogamente in Asia ed Africa (sono stati pubblicati dati di E. albiventris e frontalis in Africa ed in particolare in Kenia, in cui la mosca coinvolta identificata è stata l' Hemipyrellia).
Lucilla sericata | Sarcophaga melanura |
Gli agenti eziologici
appartengono a famiglie dei ditteri, sottordine brachiceri. Hanno aspetto tipico
muscoide, antenne tendenzialmente brevi (da cui il nome del sottordine, da
brachys, breve, e kera, antenna), palpi mascellari di 1-2 articoli.
Sarcophagidae, oestridae, calliphoridae, gastrophilidae, ... sono le più diffuse famiglie i cui
generi e specie sono coinvolte nella genesi delle miasi:
- Lucilia sericata,
- Lucilia illustris,
- Lucilia ampullacae,
- Lucilia caesar,
- Sarcophaga melanura,
- Wohlfahrtia opaca,
- Phormia regina,
- Calliphora vicina,
- Hemipyrellia fernandica,
- Oestrus ovis,
- ...
Calliphora vicina |
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Phormia regina |
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Sarcophaga |
Sono comunque molte le specie di mosche che possono deporre le proprie uova su
animali vivi.
Le mosche sono in particolare
attirate da animali feriti, debilitati con scarse difese, vecchi
oppure cuccioli ed orfani, particolarmente suscettibili, anche senza ferite aperte.
Le larve a parassitismo obbligato o talora accidentale, si nutrono dei tessuti
viventi o necrotici dell'animale, nelle forme esterne (cutanee, oculari,
genitali, ...) o con i liquidi corporei nelle forme organiche interne
(intestinali, urinarie, ...).
Larve di Lucilla |
Quando il riccio è colpito da una malattia della pelle, che induce la produzione
di secrezioni o quando si tratta di un piccolo orfano o abbandonato o comunque
si tratta di un animale in uno stato di salute precario, le mosche sono attirate
e depositano le loro uova; in particolare la deposizione avviene in prossimità
degli occhi, delle orecchie, delle narici, dell'ano, della bocca, dei genitali e
delle ferite.
Inoltre, l'animale, può leccarsi le ferite ed ingerire o inalare le larve,
trasformando la miasi ipodermosica in forme miasigene a localizzazione
gastroenterica o polmonare.
Nello stesso modo può infestarsi nutrendosi di resti organici di animali morti,
a loro volta colpiti dalla miasi.
Ferita da decespugliatore - La
ferita è lacero-contusa, relativamente profonda (interessa cute,
sottocute, fascia superficiale, I° piano muscolare). Il ritrovamento dell'esemplare è stato relativamente precoce, ma non a sufficienza per evitare che le mosche deponessero le loro uova intorno e nella ferita. Le larve delle foto precedenti sono state rimosse da questa ferita! |
Stesso caso - Il fondo della ferita è caratterizzato da proteolisi e presenza di materiale sanioso, ma la toilette è facilmente eseguibile e la detersione è buona. |
Idem - Dopo lavaggio e disinfezione della ferita con Betadine chirurgico, è stata attuata una terapia antibiotica x 1 settimana; ai controlli non sono state evidenziate ulteriori larve; la ferita ha granuleggiato; le condizioni generali del riccio si sono mantenute buone e la ferita è guarita con una buona cicatrice, ma soprattutto non sono stati interessati gli organi profondi. |
Le forme cutanee, che si possono avere anche a cute apparentemente indenne
(alcune larve possono penetrare anche attraverso microlesioni, come il morso di
zecca o iatrogene come il punto di inoculo di una iniezione), determinano un
forte prurito, inducendo il riccio a grattarsi energicamente o a mordersi
provocando ulteriori lesioni, che facilitano l'espandersi dell'infestazione; la
ferita, umida, produce essudato purulento e putrido, con odore nauseabondo.
La guarigione spontanea è eccezionale (le condizioni immunitarie degli animali
con miasi e concomitanti patologie sono precarie); l'evoluzione comporta
colliquazione dei tessuti, necrosi, con successiva letale tossico-setticemia.
Larve o uova di mosche possono essere ritrovate, quindi, anche in animali
integri, senza ferite, in \ o vicino ad orifici naturali, in aree infette di
pelle che a sua volta può essere macerata, facilitando l'ingresso degli
infestanti, nelle pieghe della pelle (ascelle, inguini) o ancora nelle ferite
sia superficiali che profonde, nelle ulcerazioni, ancora peggio se purulente per
precedenti infezioni.
D'altra parte la miasi può a sua volta facilitare e condurre ad una infezione
secondaria; può provocare danni diretti a tessuti sia superficiali che profondi,
produrre sostanze che facilitano la necrosi tissutale e la suppurazione;
un'infestazione severa e\o condizioni debilitate possono facilmente interessare
i tessuti profondi, organi viscerali pieni e cavi ed essere fatale o, comunque,
rendere inefficace una terapia, anche corretta, e richiedere un' eutanasia.
La regione addominopelvica è invasa da uova e larve; il ritrovamento è stato tardivo e le larve si sono ormai spinte all'interno delle cavità, devastandole; le condizioni generali e la prognosi hanno pesantemente condizionato la scelta dell'eutanasia! |
Numerosissime le uova deposte su questo riccio: ben visibili, a grappoli bianchi ed a localizzazione cutanea. |
Numerosissime le uova sui bordi della cute, tra i peli e le spine. Si intravede l'irreparabile danno provocato alla parete addominale, non solo dalla ferita, ma anche dall'azione proteolitica e colliquativa delle larve. |
Le frecce rosse indicano "grappoli" di uova, quelle bianche i "vermi". Non è stato asportato, chirurgicamente, nulla; la devastazione della parete addominopelvica è opera delle larve, che hanno ormai colonizzato gli organi pelvici! |
La miasi, nel riccio, è dunque una patologia molto frequente, poichè, spesso questi animali si trovano debilitati da zecche, anemie, ferite, traumi e spesso, come già detto, la si ritrova nei piccoli abbandonati o orfani denutriti, con alterato sistema immunitario, anche in assenza di ferite aperte, in cui la cute è facilmente violabile, perchè ha perso le sue caratteristiche di barriera.
Numerosi sono gli esemplari di
diverse età che giungono al nostro centro, con questa patologia infestante.
Per parlare di miasi è importante che l'animale sia vivo: vanno pertanto
distinti i ricci ritrovati deceduti, in cui la presenza di uova o larve
nelle carcasse può essere successiva alla morte stessa, anche se il meccanismo
infestante resta il medesimo.
La presenza di larve, anche in
animali con cute apparentemente integra, viene sempre ricercata, nei ricci che
ci vengono consegnati: sugli occhi, all'interno degli orifici naturali
(orecchie, narici, bocca, ano, ...), ovviamente su ferite aperte o all'interno
di tessuti traumatizzati e lacerati, usando una buona fonte di illuminazione e
con ingrandimento. Evidenziare localizzazioni superficiali, anche di poche larve,
in assenza di ferite, può suggerire la presenza di una localizzazione profonda,
che per quanto possibile deve essere esclusa.
TRATTAMENTO
• Le ferite vanno accuratamente
pulite, rimuovendo materiale estraneo e tessuti necrotici.
Le larve visibili vanno fisicamente rimosse da ferite, occhi, orecchie ed altri
orifici. Pinze anatomiche, spazzolini o tamponi per brushing citologico possono
essere utili a tale scopo. Una rimozione accurata è importante, in
particolare, per gli occhi, oltre a condizionare l'efficacia della terapia
medica successiva. In orifici e cavità può essere altrettanto utile l'utilizzo
di pipette con peretta di aspirazione.
• Se le condizioni dell'animale lo permettono, l'utilizzo di un asciugacapelli, usato con estrema cautela, asciugando la superficie della ferita, può facilitare la fuoriuscita di larve già canalizzate nel tessuto.
• Una pressione provocata da un "cotton fioc" a livello del canale lacrimale può essere usata per espellere uova di mosca dallo stesso.
• Una soluzione alcoolica al 30% oppure acqua ossigenata sgocciolata nelle orecchie "incoraggia" eventuali larve a strisciare fuori dai condotti stessi.
• Un pettine da lendini e pidocchi può essere usato per rimuovere uova o larve molto piccole, annidiate tra i peli.
• Le ferite vengono ricontrollate anche nei giorni successivi, per rimuovere eventuali larve sfuggite ai precedenti controlli (nel caso di ferite, possono essere presenti "tasche", non immediatamente visibili, in cui si nascondono piccole larve) o per rimuovere residui di larve, nel caso siano stati usati disinfettanti chimici, per evitare i prodotti di decomposizione delle stesse, che possono a loro volta indurre necrosi e facilitare la suppurazione).
• Dopo la rimozione meccanica di larve e uova, si procede a lavaggio e disinfezione delle ferite e delle lesioni, con una soluzione di Betadine Chirurgico.
• Antibiotici ad uso parenterale, vengono poi utilizzati per profilassi di infezioni batteriche secondarie o per trattamento delle stesse, se già in atto.
In altri paesi del nord Europa
viene utilizzato l'Ivermectina diluita in acqua sterile 1:10, per via
parenterale.
In centri di recupero di animali selvatici spagnoli viene usata una soluzione a
base di "basilico", per il lavaggio di ferite (nell'antichità il basilico veniva
usato come vermifugo).
La precocità della diagnosi e l'entità dell'infestazione condizionano pesantemente la prognosi quoad vitam del riccio. Anche nel nostro centro, la prognosi infausta delle miasi è significativa: il ritardo con cui vengono consegnati i ricci malati fa sì che la diffusione delle larve a livello profondo e viscerale sia tale che l'unico intervento possibile resta l'eutanasia. D'altra parte la scoperta di ricci malati o feriti è quasi sempre casuale ed il tempo intercorso dall'inizio della malattia al ritrovamento dell'animale pregiudica spesso il buon esito del trattamento.
E' importante, quindi, quando
si ritrovino animali feriti, defedati, ... una sollecita consegna a veterinari
e\o Centri di recupero di animali selvatici.