SOS RICCI - SOS VOLPI
Mattanza di 1200 volpi nella provincia di Reggio Emilia, secondo un piano di "controllo" numerico delle specie "nocive", attuato con l'uso di esche vive, cani sbranatori, con cacciatori comodamente sistemati in auto, come cecchini in attesa di poter eseguire le sentenze di morte! Tutto ben "documentato", con orgogliosa foto trofeo sul giornale! |
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Come responsabile del centro di recupero animali selvatici "SOS Ricci", che da più di 15 anni soccorre animali feriti, orfani e malati, sento il dovere di unirmi alla voce del "WWF", di "Lega Ambiente" degli "Amici della Terra", che hanno denunciato all'opinione pubblica l'abbattimento di oltre un migliaio di volpi. Il dibattito che ne è nato (giornali, lettere al direttore, social network, ...) è enorme, le posizioni assunte sono le più disparate, spesso istintive e "accalorate".
La sensazione che ne ricavo è che quanto successo sia, in ultima analisi, un modo comodo, a "buon mercato", per tentare di affrontare e risolvere un problema che pure esiste. Gli equilibri biologici alterati, sia in ambito micro (batteri, virus, funghi, protozoi, ...) che macro (mammiferi, uccelli, rettili, ...), possono arrecare danni gravissimi all'uomo; è sacrosanto che l'uomo stesso debba potersi difendere da tali minacce, non solamente in acuto, nel momento in cui queste si verifichino, ma anche nel lungo termine, mettendo in atto piani di prevenzione (dalle vaccinazioni a strategie di controllo nell'ecosistema).
Da un punto di vista etico, la realtà si complica un po', quando il responsabile delle alterazioni nell'ambiente, è l'uomo stesso; queste alterazioni non necessariamente debbono essere dolose (molto spesso, però, lo sono), talora sono legate a conoscenze in divenire e quindi non prevenibili (a titolo di esempio: negli anni 60, la buona motivazione di creare un sedativo privo di effetti collaterali, portò alla sintesi della talidomide, purtroppo errori di sperimentazione non evidenziarono per tempo che il farmaco provocava amelia o focomelia). Ritengo che, se io uomo, sono responsabile di un fatto da cui conseguono negatività, debbo cercare di porvi rimedio, quanto meno limitando i mali, senza aggiungere danno a danno.
Faccio mie, a questo punto, le
domande poste dalle associazioni di "salvaguardia dell'ambiente" (ambientaliste
ha un significato troppo riduttivo): ... quante volpi
sono state censite? Chi le ha censite? Dove? Quando? Quanti e quali danni questi
“pericolosi” animali hanno fatto?
Accettando che le volpi, in determinate condizioni, possano arrecare un danno o che, peggio, la natura possa ripetutamente commettere un errore (ipotesi poco credibile, ma riferita nel comunicato stampa del Responsabile vigilanza, caccia, pesca e forestazione della Provincia di Reggio Emilia: "...nei nostri territori si diffondono senza alcuna selezione naturale"), la popolazione di volpi (o di altre specie) può essere controllata in modi non cruenti, per esempio con la sterilizzazione; viene obiettato, però, che questo comporterebbe un dispendio di risorse umane ed economiche elevatissimo; vero!, ma è altrettanto vero che dal cappello del mago escono svariate decine di migliaia di euro per le vacanze del presidente del consiglio e sorveglianti (mi imbarazza ripetere queste ordinarietà).
D'altra parte i criteri selettivi dell'abbattimento di cosa tengono conto?
Del sesso? Le conseguenze per l'anno successivo saranno molto diverse se verranno prevalentemente uccise femmine o maschi ; anche tenendo conto di una certa fedeltà di coppia, il risultato demografico varia se residuano 6 femmine ed un maschio piuttosto che 6 maschi ed una femmina. E non è sufficiente dire che nei grandi numeri si arriverà, comunque, al 50% di entrambi i sessi; 1200 esemplari sono un grande numero, come perdita di vite, ma poco significativo statisticamente.
E come si garantisce il numero delle perdite? Discutibile la
scelta del periodo: luglio ed agosto sono mesi in cui vi sono ancora cuccioli
allattati o comunque non svezzati (periodo dell'amore in primavera, gestazione
di circa 2 mesi, allattamento di un mese, svezzamento-autonomia 1-3 mesi; a
questo conteggio vanno comunque aggiunti i parti tardivi, che spostano ancora
più avanti la dipendenza dalla mamma dei cuccioli) e quindi per ogni madre
uccisa quanti cuccioli saranno persi e non conteggiati (morti direttamente per
una fucilata alla cieca o sbranati da un cane addestrato o ancora peggio per
abbandono e quindi morti per disidratazione e inedia). La riduzione di 1000
esemplari, quindi, potrebbe essere di 1200? o 1500? o 5000?
Al di là dell'amore per l'animale in questione (io personalmente ne ho salvati
diversi esemplari, tra cui una cucciolata scampata ad una fucilata in tana, di
alcuni grammi di peso e felicemente cresciuta), mi lascia sgomenta la modalità
che l'Ente Pubblico mette in atto, per risolvere piuttosto sbrigativamente e
comodamente la questione; è inaccettabile, per me, che debba essere un privato,
seppure autorizzato e controllato, a limitare numericamente una specie animale
(che bell'eufemismo! L'enciclopedia italiana Treccani definisce in altro modo
"chi ha l’ufficio di eseguire le sentenze di morte"); e ancora più inaccettabile
è che questo privato, la stessa attività, la metta in atto in altri contesti:
ricreativi, commerciali, giochi di caccia, ...
Un'attività di questo rilievo, se l'Ente Pubblico ritiene che sia indispensabile
e insostituibile, va realizzata in prima persona, con personale addetto proprio,
al di sopra di ogni sospetto. Costa? Vedi più sopra!
Se il controllo per operatore è così capillare, come viene
asserito, a cosa serve il cacciatore? Che il lavoro "antipatico" lo faccia il
controllore stesso.
Ma se l'attività di controllo non è così scrupolosa e non è attuata da un
addetto pubblico per ogni cacciatore, allora mi si permetta di dubitare.
Non ci si fida dei medici, dei farmacisti e ci si inventa un controllo per
ovviare a supposti casi di comparaggio, non ci si fida di architetti e ingegneri
e si richiedono nuove norme di verifica nella costruzione di ponti e
grattacieli, non ci si fida dei politici e ... e allora mi si permetta di
dubitare anche dei cacciatori, seppure autorizzati e licenziati: se non
controllati, chi garantisce che rispetteranno i luoghi, gli orari, il numero dei
capi, le modalità convenute, senza infliggere inutili sofferenze sia agli
animali usati come esca che agli animali oggetto di tale mattanza...? Saranno
solo chiacchiere da bar quelle storie di cacciatori, che comodamente seduti in
macchina, in deroga ai periodi previsti e magari con esche vive, sofferenti loro
stesse, per ore, nell'ombra, aspettano una volpe che esca dalla tana, per
procurare cibo alla propria prole?
In una lettera, di questi ultimi giorni, al direttore di una testata giornalistica locale, un lettore cita il Vecchio Testamento, affermando: ... "il Supremo ha dato all'uomo gli animali e le piante affinché se ne nutra e ne disponga". Ma io, umilmente, ne darei una lettura che comprenda un ... senza abusarne.
Per lungo tempo si è ritenuto che non esistesse nessun dovere morale (nè tanto meno giuridico) nei confronti degli animali, considerati come cose, di cui gli uomini, signori del creato, potevano disporre come meglio credevano, senza remora alcuna, salvo quelle derivanti dalla sensibilità di ciascuno. Ma già nel XIII° sec. Tommaso d'Aquino, rifacendosi anche alla frase di Ovidio “saevitia in bruta est tirocinium crudelitatis in homines”, (la crudeltà verso gli animali insegna la crudeltà verso gli uomini), sostenne che non si doveva usare violenza agli animali perchè esisteva il rischio di diventare crudeli anche nei confronti degli esseri umani. Rischio che era non solo degli autori delle violenze, ma anche degli spettatori delle medesime.
Una svolta critica dello status degli animali comincia, però, ad assumere un aspetto sistematico con il riconoscimento che tutti i viventi sono accomunati da un comune destino di nascita e di morte e da una comune capacità di provare piacere e, soprattutto, dolore. Questa conquista del buon senso inizia ad assumere importanza a cavallo tra settecento ed ottocento grazie soprattutto all'illuminismo francese ed all'empirismo inglese.
Gli animali non-umani, quindi, provano piacere e dolore e
pertanto devono necessariamente entrare nella sfera della considerazione etica.
Tale considerazione etica porta alla nozione di diritto animale.
Ma al di là di ogni considerazione dialettica, non posso non tenere conto del
mio vissuto quotidiano a contatto con gli animali, dai quali ricevo sincero
abbandono e fiducia, infinitamente contraccambiata. Questo fa sì che io sia con
tutti quei volpacchiotti, che nella loro tana, posto sicuro e tranquillo, perchè
scelto dalla loro mamma, vivono con strazio la violazione di un cane addestrato
a sbranarli.
Ma ci sono,
fortunatamente, anche altre
foto trofeo
di cui essere orgogliosi: |
Chiedo a chiunque condivida la posizione di SOS Ricci di inviare ai 3 indirizzi di posta elettronica (competenti per il problema) della Provincia di Reggio Emilia, il testo evidenziato sotto (o qualsiasi altro che la sensibilità di ciascuno potrà dettare!):
Sono in disaccordo e protesto su
quanto messo in atto dalla Provincia sul controllo della popolazione delle
volpi nel territorio di competenza, in particolare per le modalità,
inutilmente crudeli, per la mancanza o parziale comunicazione, per
l'arroganza nei tentativi di rendere legittimo quanto già attuato, per la
sufficienza con cui è trattato chi ha un parere diverso, per l'ipocrisia con
cui vengono posti limiti economici, per l'attuale situazione, ai mezzi alternativi di controllo, ma non
ai "capricci" di quegli amministratori che credono di avere libero accesso
ad ogni risorsa (con riferimento a tutto il territorio
nazionale). Io sono un semplice e comune cittadino, non ho alcun
potere concreto per oppormi a scelte che considero inaccettabili, se non
esprimere un diverso voto alle prossime consultazioni elettorali.
Con rispetto
...
Cliccare sull'indirizzo, quando si
apre il servizio di posta elettronica,
copiare ed incollare il testo ed inviare;
ripetere poi per gli indirizzi successivi.
Se lo si crede, firmare è buona norma.
Siccome Repetita Iuvant, penso che più invii non possano che fare bene ai destinatari della e mail!