17 ottobre 2008

Tempo di castagne? Aiutiamo i ricci
In autunno i pungenti amici, anche di razza rara, vanno protetti

BOLZANO. Noi altoatesini abbiamo di che essere orgogliosi, visto che deteniamo un primato: nelle nostre terre vive una specie di riccio rarissima in Italia, il riccio orientale (Erinaceus concolor), per gli amici riccio dal petto bianco.   Cene sono anche in un'area del Friuli orientale, ma meno che da noi, mentre nel resto d'Europa occidentale neanche uno.
Dall'Asia Minore ad arrivare a Bolzano deve averne battuta di strada il nostro porcellino preistorico (pensate che sono animali antichi come i mammuth).   Se poi consideriamo che questo viaggio l'ha fatto con le sue  zampette corte corte, gli dobbiamo come minimo il rispetto dovuto ad un viaggiatore  che viene da molto lontano. L'ospitalità dice il saggio, è sacra, allora diamo una mano a queste creature miti, discrete, utili, innocue e indifese.

Aiutiamo, basta poco, i nostri amici a trascorrere un inverno sereno accanto a noi. I nostri pungenti "extracomunitari" non vivono soli, ma insieme alla locale comunità di ricci, i ricci europei (Erinaceus europaeus), che sono quelli più comuni, neri sotto la pancia.    Visti da sopra non si distinguono, sono tutti marroncini e spinosi, e a tutti serve un posto per ripararsi durante l'inverno, per trascorrere il letargo che inizierà in questi giorni, quando la temperatura esterna scenderà sotto i 5°.

In giardino, quindi, lasciamo qualche angolo non perfettamente rastrellato da foglie e arbusti: potrebbe diventare una tana invernale o fornire un po' di materiale adatto a rivestirne una.
"Vanno chiusi con cura piscine, pozzetti, tombini, e buchi vari: i ricci  che ci finiscono dentro non hanno scampo", è l'appello della biologa Marina  Setti, responsabile a Reggiolo di SOS Ricci, l'unico centro specializzato in Italia, che da anni collabora con il CRAB di Bolzano.


Se poi in questo periodo vediamo ricci di piccole dimensioni (sotto ai g 700) che vagano in prati, boschi o campagne, ricordiamoci che vanno immediatamente soccorsi.   "Anche loro - continua Setti - non hanno alcuna speranza di superare l'inverno da soli.  Hanno disperatamente bisogno di noi".

Anche se sono animali protetti dalla legge e non possono essere detenuti da un privato, ognuno può soccorrerli: vanno raccolti delicatamente, messi in una scatola di cartone e portati subito al più vicino centro di soccorso animali selvatici.
Una raccomandazione: mai dare il latte, pochi grammi sono in grado di uccidere un riccio in poche ore.  Se vogliamo nutrirli usiamo solo cibo per gatti o cani, privo di latte o suoi derivati.  Le classiche crocchette da gatto, ad esempio, andranno benissimo.  Vicino non scordiamo la ciotola dell'acqua:  anche i ricci bevono e non è sempre facile, da "migranti", trovare acqua fresca.

Claudio Calissoni

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