Il riccio, come
bioindicatore |
Gli effetti dell'inquinamento del suolo da metalli pesanti sulla salute umana e sulla vitalità degli ecosistemi sono stati, per lungo tempo, trascurati, per concentrare l'attività della ricerca sull'inquinamento dell'atmosfera e delle acque, la cui alterazione ha effetti che si ripercuotono con immediatezza sulla vitalità degli organismi e degli ecosistemi. Al contrario, l'inquinamento del suolo ha un rilievo sanitario ed ambientale non trascurabile rispetto all'inquinamento dell'atmosfera e delle acque.
Per la sua capacità tampone il
suolo è stato considerato, fino qualche decennio fa, un comparto
ambientale ragionevolmente "sicuro", in cui poter riversare le sostanze
tossiche, correndo rischi accettabili sia per la popolazione, sia per gli
ecosistemi. A causa delle enormi distanze, a cui sono trasportate le
polveri, emesse dagli stabilimenti industriali, e dell'elevato contenuto di
metalli pesanti, sia di alcuni fertilizzanti sia di alcuni presidi fitosanitari
impiegati in agricoltura, nei suoli di tutto l'emisfero boreale, si osserva un
progressivo aumento del contenuto di metalli pesanti.
All'abbassamento della capacità tampone del suolo segue una brusca
trasformazione degli inquinanti immagazzinati nel suolo da forme insolubili
non tossiche, a quelle forme solubili altamente tossiche. Il fenomeno è
noto agli studiosi di scienza del suolo con l'acronimo C.T.B.: "Chemical Time
Bomb" (bomba chimica ad orologeria).
L'effetto tossico dei
metalli pesanti (tabella 1) si somma
additivamente a quello dei composti organici mutageni e teratogeni, quali
pesticidi e diossine (tabella 2).
Le indagini tossicologiche indicano che l'impatto sanitario,
economico-sociale ed ecologico causato dai metalli pesanti è molto rilevante
in vaste regioni, dove all'acidificazione del suolo (per le piogge acide,
le pratiche agricole o il cambiamento d'uso dei terreni, che ne determinano
rapide variazioni delle proprietà chimiche e fisiche) segue il progressivo
rilascio del carico inquinante accumulato nel suolo (insolubile-non
tossico > solubile-tossico).
Tabella 1 |
Metalli pesantiCon il termine metallo pesante si indicano tutti gli elementi chimici metallici, che hanno una densità relativamente alta e sono tossici in basse concentrazioni. Esempi di metalli pesanti: il mercurio (Hg), il cadmio (Cd), l'arsenico (As), il cromo (Cr), il tallio (Tl) ed il piombo (Pb).
I metalli pesanti sono componenti naturali
della crosta terrestre. Non possono essere degradati o distrutti.
In piccola misura entrano nel nostro corpo via cibo, acqua ed aria. Come
elementi in tracce, alcuni metalli pesanti (per esempio rame, selenio,
zinco) sono essenziali per mantenere il metabolismo del corpo umano.
Tuttavia, a concentrazioni più alte, possono portare ad avvelenamento.
Questo potrebbe derivare da contaminazione dell'acqua potabile (per
esempio da tubature in piombo), da alte concentrazioni nell'aria vicino
alle fonti di emissione, oppure per assunzione tramite il ciclo
alimentare.
I metalli pesanti sono pericolosi perché
tendono a bioaccumularsi. Rischi ambientali e per la salute di alcuni metalli pesantiL'antimonio è un metallo usato nel composto triossido di antimonio, un ignifugo, ma anche in batterie, pigmenti, ceramica e vetro. L'esposizione ad elevati livelli di antimonio per brevi periodi di tempo causa nausea, vomito e diarrea. E' un sospetto agente cancerogeno per gli esseri umani.
Il cadmio
deriva le sue proprietà tossicologiche dalla sua somiglianza chimica allo
zinco, un micronutriente essenziale per le piante, gli animali e gli
esseri umani. Il cadmio è biopersistente e, una volta assorbito da
un organismo, rimane in esso per molti anni (nell'ordine di decine per gli
uomini) prima di venire espulso. L'uso più significativo del cadmio è nelle batterie di nichel/cadmio. I rivestimenti di cadmio forniscono una buona resistenza alla corrosione, quali applicazioni marine ed aerospaziali dove sono richieste sicurezza e affidabilità elevate; è presente anche come impurità in parecchi prodotti, compresi i fertilizzanti a base di fosforo, i detersivi ed i prodotti petroliferi raffinati. Il cromo è usato nelle leghe metalliche e nei pigmenti per le vernici, nel cemento, nella carta, nella gomma ed altri materiali. L'esposizione, anche a bassi livelli, può irritare la pelle e causare ulcera. L'esposizione a lungo termine può causare danni a fegato e reni e danni ai tessuti circolatori e nervosi. Il cromo si accumula spesso in ambiente acquatico, rendendo pericoloso il consumo di pesci che sono stati esposti a livelli elevati di cromo. Il rame è una sostanza essenziale per la vita umana, ma in dosi elevate può causare anemia, danni a reni e fegato ed irritazione di intestino e stomaco. Il rame entra normalmente nell'acqua potabile dalle tubazioni di rame, e dagli additivi destinati a controllare lo sviluppo di alghe.
Negli esseri umani l'esposizione al
piombo può provocare una vasta gamma
di effetti biologici a seconda del livello e della durata di esposizione.
I feti in sviluppo e i bambini sono più sensibili degli adulti. Alti
livelli di esposizione possono provocare effetti biochimici tossici: problemi nella sintesi di emoglobina, problemi sui reni,
sul tratto gastrointestinale, sul sistema riproduttivo e
danneggiamento acuto o cronico del sistema nervoso.
Il piombo e' immesso nell'ambiente sia da
fonti naturali che antropogeniche. L'esposizione può avvenire attraverso
l'acqua potabile, il cibo, l'aria, il terreno e la polvere derivante da
vernice vecchia a base di piombo. Il mercurio è una sostanza tossica che provoca tremori, gengiviti e/o cambiamenti psicologici secondari, insieme ad aborto spontaneo ed a malformazione congenita. L'uso di mercurio è diffuso nei processi industriali ed in vari prodotti (per esempio batterie, lampade e termometri). Esso e' inoltre ampiamente usato in odontoiatria come amalgama per i materiali da otturazione e nell'industria farmaceutica. Forme metilate di mercurio si bioaccumulano e si concentrano negli organismi viventi, particolarmente nei pesci (monometilmercurio e dimetilmercurio), sono altamente tossiche e causano disordini neurotossicologici. La via principale di assunzione di mercurio da parte degli esseri umani è attraverso il ciclo alimentare. Piccole quantità di nichel sono richieste dal corpo umano per produrre le cellule rosse del sangue, tuttavia, quantità eccessive possono diventare tossiche. Una sovresposizione di lunga durata può causare riduzione del peso corporeo, danni al fegato e al cuore ed irritazioni cutanee.
Il selenio
è richiesto in piccole quantità dagli esseri umani e dagli altri animali,
ma in quantità maggiori può causare danneggiamento del sistema
nervoso, di fegato e reni, affaticamento e irritabilità. Il selenio si
accumula nei tessuti degli esseri viventi, ad esempio nei pesci ed in
altri organismi e causando, negli esseri umani, un accumulo che
dura tutta la vita. |
Tabella 2 |
Pesticidi Con il termine pesticida o fitofarmaco si indica ogni sostanza chimica che viene utilizzata per distruggere i parassiti: sono sostanze completamente sintetiche e hanno nomi diversi a seconda dell'utilizzo:
I pesticidi sono una delle principali cause di inquinamento di terra e acqua oltre che degli alimenti. L'Italia è il paese in cui l'uso di pesticidi è più massiccio. Secondo alcuni studi solo una piccola parte di queste sostanze raggiunge il bersaglio, il resto produce effetti dannosi sia per l'ambiente che per le persone:
L'intossicazione da fitofarmaci può provocare:
I pericoli maggiori, come per i metalli pesanti, sono per i bambini.
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Le comunità umane più colpite da malattie e da patologie legate all’inquinamento da metalli pesanti sono nell’ordine quelle siderurgiche, quelle urbane, quelle minerarie e quelle agricole. I soggetti più colpiti dall’inquinamento da metalli pesanti sono le donne gravide ed i bambini di età compresa tra i tre ed i tredici anni. Le fasce sociali più colpite sono quelle socialmente, economicamente ed etnicamente disagiate.
Le indagini sull'inquinamento del suolo da metalli pesanti e pesticidi sottolineano, pertanto, l'importanza di mantenere sotto controllo legislativo le emissioni di queste sostanze ed il livello di inquinamento al di sotto di soglie critiche, oltre le quali si manifesterebbero danni ambientali inaccettabili.
Un passo fondamentale, in questo cammino, è quello dell'analisi del livello di contaminazione ambientale attraverso la caratterizzazione e l'utilizzo di bioindicatori, adatti a questo scopo.
Gli indicatori biologici sono gli organismi
vegetali o animali la cui presenza o assenza può essere associata
all'inquinamento dell'ambiente.
Presentano modificazioni a livello morfologico e strutturale oppure sono
specie accumulatrici di particolari inquinamenti; consentono, inoltre, di
quantificare il livello di alcuni elementi esistenti nell'ambiente, di valutare
gli effetti reali e potenziali dell'inquinamento sulle comunità e di ottenere
elementi per un giudizio sulla qualità dell'ambiente; in particolare gli
organismi viventi costituiscono nel loro insieme i migliori indicatori a
tempo pieno dell'ambiente in cui vivono.
Molti invertebrati sono buoni bioaccumulatori di metalli pesanti, pesticidi, residui radioattivi. Di conseguenza, i mammiferi che li predano possono ingerire significative dosi di inquinanti, nelle aree contaminate. I ricci hanno una dieta prevalentemente composta da insetti e tenendo conto della relativa lunghezza della loro vita media, possono accumulare, nei propri organi, notevoli quantitativi di metalli pesanti e pesticidi, che si incrementano con l'avanzare dell'età. Queste caratteristiche fanno del riccio un biomarker appropriato per la valutazione degli effetti degli inquinanti persistenti nell'ecosistema.
Esistono pochissimi studi, in letteratura, che considerino il riccio quale bioindicatore della contaminazione ambientale ed i pochi realizzati sono parziali e limitati ad alcune sostanze, con casistiche altrettanto limitate e statisticamente poco significative. Questi studi, comunque, lasciano intravvedere grandi possibilità per un utilizzo routinario, in un prossimo futuro, di queste indagini.
Un elemento molto importante, emerso dalle osservazioni già fatte è la netta correlazione tra il grado di accumulo di tossici presente in organi interni, nel sangue, nei peli e negli aculei. Ciò permette di mettere in atto metodologie di studio non distruttive, per valutare l'impatto globale dell'inquinamento sui mammiferi.
Nel nord Europa sono stati raccolti ricci vivi e morti (per malattia, incidente stradale, ... mai sacrificati) in diverse aree (urbane, industriali, campagna,...). Sono stati suddivisi per sesso, per età (con metodologia radiologica, valutando l'ossificazione dell'epifisi delle zampe anteriori, le linee di accrescimento mandibolare). Negli esemplari deceduti sono stati esaminati contemporaneamente i livelli dei tossici nel sangue, nelle ossa, nel fegato, nei reni così come nei peli e nelle spine. Negli esemplari vivi le valutazioni, qualitative\quantitative, si sono limitate a peli ed aculei.
Sono stati ricercati non solo metalli pesanti e\o organoclorurati, ma valutati nel sangue anche parametri ormonali (ft3, ft4, testosterone, estradiolo) con metodologia ELISA, oltre all'emocromo e all'attività del lisozima (come parametro umorale del sistema immune).
Le evidenze più significative sono state:
mancanza di differenze costanti tra maschi e femmine,
proporzionalità tra l'età dell'animale e bioaccumulo,
correlazione tra aree con maggior presenza di inquinanti e livelli degli stessi negli animali,
maggiori concentrazioni di cadmio e mercurio nel rene, di rame e zinco nel fegato, di piombo nell'osso (ma parimenti nel fegato e nel rene), di piombo e rame nei peli e nelle spine,
identità di accumulo tra organi interni e peli\spine particolarmente per il piombo, ma non per cadmio e mercurio,
significative concentrazioni di esaclorobenzene negli aculei e nei peli (in minor misura per l'esaclorocicloesano),
correlazione tra alterazione di parametri ematochimici (e quindi patologia) e livelli di tossici accumulati,
basse concentrazioni e non rilevanti differenze per area geografica, dei livelli di DDT e PCB nei peli e spine.
Mancano a tutt'oggi, segnalazioni di studi per la valutazione dell'impatto ambientale dei radioisotopi, attraverso ricerche sul riccio.
I dati a disposizione permettono, anche se ottenuti con casistiche limitate, di affermare che, in generale, il riccio sembra avere il potenziale per essere un bio-indicatore prezioso, dell' inquinamento in ecosistemi terrestri. Inoltre, data la correlazione tra livelli di metalli pesanti e pesticidi negli organi interni e nei peli è possibile applicare un metodo di ricerca non distruttivo, salvaguardando la vita dell'animale in esame.