IL KILLER GRIGIO

 

Una funzione del sito è informare e spiegare come si svolge la vita del riccio, per saperlo così soccorrere nei momenti di necessità o meglio ancora operare sull'ambiente in cui vive, per ridurre i rischi vitali.

Purtroppo ogni giorno il riccio si trova in situazione di pericolo o difficoltà.  Durante tutta l'estate uno dei problemi più significativi è determinato dalle parrassitosi.  Pulci e zecche (diventate estremamente resistenti agli antiparassitari) rappresentano una delle cause di morte di questi animali selvatici.

La morte è dovuta ad una grave anemizzazione ferropriva, dovuta alla sottrazione del sangue, succhiato dai parassiti ematofagi.

In questi giorni sono arrivati cuccioli, con la mamma ormai morente per le innumerevoli zecche che la ricoprivano.  Intervenire in questi casi è assai difficile, poichè di fronte ad una grave anemia i comuni mezzi correttivi che abbiamo a disposizione sono insufficienti ed inadeguati.  Nel centro di recupero si tenta con la somministrazione di plasma expanders, per correggere la volemia, che è l'elemento critico per la salvezza dell'animale.  In questa fase, quindi, l'infusione di ferro è ingiustificata.
Il discorso cambierebbe se fosse possibile effettuare una trasfusione, ma attualmente mancano dati certi sulla tipizzazione del sangue nei ricci, pertanto questa pratica non è realizzabile, se non in centri di ricerca specifica.

Le zecche (il riccio è colpito essenzialmente da Rhipiciephalus Sanguineus e R. Turanicus, Ixodes Ricinus e I. Hexagonus) sono parassiti degli animali, a cui succhiano il sangue per nutrirsi.   Sono dotate di otto zampe; sulla prima coppia presentano l'organo di Haller, altamente sensitivo, che percepisce gli stimoli termici, meccanici e chimici (anidride carbonica), permettendo al parassita di individuare l'ospite.

L'assunzione di sangue avviene attraverso l'ipostoma, organo di puntura e ancoraggio, munito di uncini rivolti all'indietro che rendono particolarmente salda la posizione.
Questa tenacia aumenta con la secrezione di una sostanza adesiva, da parte dell'appendice buccale, che si fissa ai margini della ferita.   Ecco perchè è difficile togliere una zecca: si rischia di lasciare l'ipostoma conficcato nella pelle, provocando reazioni cutanee da corpo estraneo o franche infezioni.

Sono stati suggeriti diversi metodi per la rimozione del parassita; noi abbiamo scelto quello in cui si posano alcune gocce di olio sulla zecca, quindi si ruota il parassita su se stesso senza tirare in modo eccessivo, estraendola.

Le zecche sono parassiti ematofagi obbligati.  La maggior parte ha un ciclo evolutivo trifasico, che implica, nei vari stadi (uovo - larva, larva - ninfa, ninfa - adulto), un passaggio nel terreno e quindi la ricerca dell'ospite.   La femmina si accoppia con il maschio sull'ospite e dopo il pasto ematico, depone le uova nel terreno (da mille a quindicimila) e a seconda delle variazioni climatiche le uova si schiuderanno.

Dove si trovano?
Le zecche vivono durante l' inverno in una specie di letargo, protette da pietre o da vegetazione. Sanno interrarsi per circa cm 10; nella stagione favorevole per lo sviluppo si muovono lungo i muri o nel terreno.  E' sufficiente che il riccio sfiori la zecca, che questa si porta sui peli e sugli aculei, grazie a ventose e lì inizia a cercare la cute, per infiggere la testa (rostro).

Una volta ancorata, il parassita inizia il pasto: il prelievo del sangue è facilitato da una sostanza ad azione emorragica.  La zecca non si comporta come la zanzara, non consuma energia per aspirare il sangue, ma sfrutta l'onda elastica dell'attività cardiocircolatoria del riccio.
Trattiene la parte corpuscolata del sangue e rigurgita la parte liquida.

Anche le pulci (in prevalenza  Archaeopsylla erinacei) rappresentano un grave pericolo per i ricci, poichè come parassiti ematofagi obbligati sono morfologicamente e biologicamente adattati alla vita ectoparassitaria.  Si tratta di parassiti molto antichi ed alcuni tipi risalgono, come il riccio, a 50 - 60 milioni di anni fa.


foto Steffen Schellhorn

Hanno quattro stadi di sviluppo: uovo - larva - pupa - adulto.  Non si allontanano dall'ospite; la maggior parte delle pulci è solenofaga, si nutre aspirando direttamente dal vaso sanguigno.

I luoghi favorevoli per l'evoluzione degli stadi sono quelli in cui il terreno è molto umido e posto all'ombra, stessi luoghi dove vive il riccio.

Ed è in quest'ambiente, quest'anno particolarmente umido, che la riccia di cui si parlava sopra, ha incontrato decine e decine di zecche e pulci. Il danno è esponenziale, perchè oltre alla mamma, in natura, si perde anche tutta la cucciolata, non più accudita.

Ha colpito molto vedere la mamma morente, che comunque ha cercato sino alla fine di allattare i propri cuccioli e dall'altro lato sentire i cuccioli fischiare con insistenza e disperatamente, anche dopo la morte della mamma.


Denutriti, orfani e sottopeso, questi riccetti sono rimasti nel centro, in camera calda, dove saranno accuditi, con l'aiuto di chi crede che il mondo dei selvatici sia esposto a continui pericoli.
Solo l'uomo, che tanto danno ha fatto e fa ad ambiente e natura, può soccorrere e sostenere chi è a futuro rischio di estinzione.