Riccio bruciato & educazione ambientale
Questo
articolo tratto da "La Nazione" di Firenze, è una quanto mai esplicita
risposta a chi non capisce o non accetta l'esistenza e l'importanza
sociale dei centri di recupero di animali selvatici e di educazione
ambientale. E' facile sentirsi accusare di sprecare risorse umane,
temporali ed economiche a "vantaggio" di un riccio, o di una volpe,
sottraendole ad un bambino malato ed indigente.
Io credo che nessuno, neppure "l'animalista" più
chiuso e cieco alla realtà del nostro tempo, di fronte alla scelta se
sfamare un bimbo o un animaletto avrebbe dubbi su chi favorire (... ma
forse si ingegnerebbe e si sacrificherebbe per poter aiutare
entrambi).
E' facile, quanto inutile, fare demagogia, ma che
vantaggio avrebbe il bimbo, che "sfamiamo" oggi, se venisse poi
accoltellato domani dal compagno di banco, magari per vincere una
(futile) scommessa?
In questo senso, l'educazione ambientale, può
essere un importante tassello nella crescita e nella formazione della
coscienza sociale e civile dell'uomo, non solo di domani, ma già di
oggi!
L'educazione ambientale non è solamente un
insieme di nozioni scientifiche (altri più qualificati lo faranno)
fini a se stesse, ma una freccia che ci porta a scoprire e conoscere
l'ambiente mondo: la nostra casa; ci fa conoscere
l'armonia che governa un'insieme di processi vitali e non, nella
natura in cui siamo immersi, frutto e arrivo di apparenti insensibili
cambiamenti nei millenni; dove ciò che sembra casuale è invece
determinato da leggi precisissime (e rispettate); una casa, dove i
buoni risultati ottenuti, si possono sconvolgere in pochi minuti, per
scelte sbagliate o per comodi gratuiti; una casa dove i buoni
risultati si mantengono e si migliorano con la fatica e il
sacrificio, dove non ci sono scorciatoie furbesche, quanto errate;
dove ci sono differenze! e anche queste frutto di selezione e fatica:
non è vero che la maggioranza può fare ciò che vuole, soprattutto
quando si chiama branco; non è vero che la ragione è del più forte, se
la forza è la vigliaccheria e la prepotenza.
"Hanno picchiato un anziano,
la baby gang ci perseguita"
Dopo il porcospino bruciato, due esposti anche da
via Gubbio. "Quei ragazzi sono violenti, qualcuno ci
aiuti".
All'Isolotto l'episodio è antecedente a quello del
riccio ucciso. "Minacce continue e
danneggiamenti". Via Gubbio e via Tribolo, i
giardini pubblici: da tempo imperversa un gruppo di
giovanissimi bulli. Le proteste dei residenti.
Firenze, 17 agosto
2009 - Croci celtiche, svastiche, percosse
ai residenti e minacce.
Vandalismi e
maltrattamenti agli animali. E’ lo stesso
campionario d’orrore di via Tribolo. Soltanto che
siamo in via dell’Argingrosso, angolo via Gubbio.
Anche questo giardino,
con annessa pista di pattinaggio, è territorio di
una gang. I residenti sono convinti siano gli stessi
via Tribolo per un particolare, una specie di firma.
«Verso la fine di luglio — racconta una
delle donne che vive nei palazzi adiacenti al
giardino — questi delinquenti hanno giocato a calcio
con un riccio, poi l’hanno finito dandogli fuoco».
Più o meno è la stessa cosa che era accaduta qualche
giorno fa in via Tribolo.
Ma i maltrattamenti agli animali non sono niente se
messi a confronto con gli anziani malmenati, le
minacce continue da parte di questi teen-ager.
«Abbiamo fatto due
esposti — racconta ancora la donna —, mille chiamate
alle forze dell’ordine e una denuncia ai carabinieri
di Legnaia dopo il fatto del riccio. Ora da
una decina di giorni sono come spariti, ma il
commiato è stato pazzesco. Hanno fatto una festa a
base di alcol nel giardino. E’ assurdo vedere
ragazzini di sedici anni così ubriachi. Hanno
schiamazzato fino a tarda notte lasciando i cocci
delle bottiglie proprio nel giardino».
I residenti parlano di
mesi di soprusi: danneggiati alberi, siepi e
panchine, sfregiate le auto di chi ‘osava’
rimproverare comportamenti folli ai mini delinquenti.
«In alcuni casi — raccontano i residenti della zona
— siamo stati aggrediti senza motivo, solo per aver
guardato in faccia qualcuno di loro mentre andavamo
a buttare la spazzatura. Noi conosciamo qualcuno di
questi ragazzi. Vivono qui in zona, sappiamo chi
sono. E poi la polizia li ha identificati».
I segni del
passaggio della gang, comunque, non mancano.
Basta spostarsi alla pista di pattinaggio per
incontrare il consueto catalogo dell’orrore di croci
celtiche e svastiche, come quelle trovate in via
Tribolo. Una situazione davvero odiosa e
insopportabile per chi vive e vuole vivere in uno
stato di diritto, dove si può uscire senza
incontrare degli idioti che si sentono grandi solo
perché sono in gruppo. «Hanno dato fuoco alle
fioriere — continuano le testimonianze di chi vive
tra via dell’Argingrosso e via Gubbio —, hanno
picchiato chi ha chiesto loro conto di questi
comportamenti folli. E poi minacce, pugni agitati
sotto al viso. Quando si accorgono di aver tirato
troppo la corda spariscono per poi tornare dopo
quindici giorni un mese. Secondo me hanno diversi
giardini da frequentare dove mettere a segno la loro
condotta scellerata.
Un
territorio segnato, da sigle e da segni xenofobi, ma
anche da violenze continue nei confronti di chi si
oppone alla presenza della gang.
Secondo quanto raccontano i residenti, si
tratterebbe di ragazzi tra 15 e 23 anni, che nei
giardini consumano droga e alcool, molestano i
residenti adoperando in alcuni casi anche la
violenza. Avrebbero anche alcuni dei comportamenti
tipici delle gang, come segnare il territorio e
utilizzare più spazi per regolare i propri conti e
fare i propri comodi. Il quartiere quattro non è
l’unica zona dove si sono verificati problemi di
questo genere.
In passato episodi
analoghi si sono verificati anche nella zona di
Gavinana e in piazza Savonarola. Nei due
casi le piazze erano presidiate da gang che si sono
rese protagoniste di risse, schiamazzi, violenze e
altre amenità. Dopo via Tribolo anche in via dell’Argin
Grosso chiedono maggiori controlli da parte delle
forze dell’ordine. Un presidio per evitare che a
presidiare le piazze siano questi delinquenti in
erba.
di Fabrizio Morviducci
|