UNA DOMENICA SPECIALE
Questo gruppo di ricci è arrivato oggi! Un po' da tutta Italia: cinque ricci sono di Civitavecchia (Luciana Fati), uno da Alba (Ivo Cavallo), un altro da Ostia (Gabriella Ali), uno da Portici (Dario Vigilante), tre da Savignano- Rimini (Della Chiesa Giovanni), di cui uno, purtroppo, già ferito dalla madre, ed uno da riabilitare, da Bologna (Nicola Pettazzoni).
SOS Ricci ringrazia certamente per la fiducia e la stima che viene accordata, garantendo accoglienza e cure adeguate, ricordando che per evitare questi lunghi viaggi è utile rivolgersi al Corpo Forestale dello Stato o ai Vigili Provinciali, organismi informati sui centri di recupero della fauna selvatica più vicini.
I ricci che vengono soccorsi in questo periodo devono sempre essere riscaldati, perchè entrano subito in ipotermia, e reidratati (per via iniettiva solo un veterinario è abilitato a farlo), inoltre l'ipoglicemia a cui vanno soggetti è un altro parametro che va corretto al più presto: il suggerimento è quindi, sempre quello di rivolgersi ad un veterinario, che provvederrà a fare un esame obiettivo sul loro stato di salute e somministrerà le prime terapie.
Non si possono detenere animali selvatici: spesso arrivano al centro esemplari che sono stati già accuditi, secondo il "fai da te"; nonostante le migliori intenzioni di aiutare il riccio, questo tipo di intervento non fa che aggravare le sue già precarie condizioni di salute. Approcci terapeutici o dietetici utili per altri animali o cuccioli sono assolutamente deleteri per il riccio: somministrare latte vaccino, per bambini o per gattini è uno degli errori più comuni, che ha conseguenze spesso mortali per il riccio; disinfezioni sommarie su esemplari feriti, quando è invece necessario un antibiotico porta a setticemie pericolose oppure un'inadeguata detersione delle ferite, quando si è di fronte a una miasi, può portare alla perdita dell'animale.
Una raccomandazione importante da ricordare è che se si trovano nel giardino piccoli che vagano, vanno soccorsi senza attendere: difficilmente una mamma, in condizioni di normalità, lascerebbe incustiditi, di giorno, i suoi riccetti. Molto probabilmente la mamma o è rimasta ferita o è stata disturbata da interventi nel giardino, accanto alla sua tana; purtroppo la reazione di una mamma che sta allattando e che si sente in pericolo, è spesso quella di abbandonare la cucciolata o, peggio, come nel caso del riccetto di Rimini, cadere nel cannibalismo.
Da fine aprile a tutto settembre è necessario lasciare i bordi esterni del giardino o degli orti incolti, per dare la possibilità a tutte le gravide e neomamme di fare un nido indisturbate e di allattare in tutta tranquillità.
E' importante, infine, ricordare che il trattenere in cattività il riccio, pur con la motivazione del soccorso, può poi rendere impossibile un reinserimento in natura, nonostante vari tentativi di riabilitazione alla vita selvaggia, nei centri di recupero.