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(Animali di tutto di più)
UNA VITA IN DIFESA DEL RICCIO
11 apr 05 – M. D’Amico
Colloquio con la biologa Marina Setti, responsabile di una oasi per ricci a Reggio Emilia che la giovane spera presto di far diventare un CRAS, Centro Recupero Animali Selvatici specializzato nel "riccio europeo".
 

11 aprile 2005 - Il riccio è un animale tutelato dalla legge 157 del 1992, che ne vieta la cacciabilità, dalla convenzione di Berna, entrata in vigore in Italia nel 1982, che lo annovera tra gli animali protetti.

Marina, tu ti occupi di ricci e del recupero dei ricci. Come è iniziata e in cosa consiste questa attività, peraltro, molto conosciuta in Svizzera?
Le mie conoscenze su questo mammifero selvatico sono frutto di un lungo lavoro e di una stretta collaborazione con il Centro cura per ricci di Maggia, che fa parte della Protezione animali di Bellinzona. Ho cercato di trasportare questa esperienza in Italia, avendo come traguardo la sensibilizzazione verso questo simpatico animale, tanto vicino a noi, ma purtroppo così poco conosciuto. Il fine è raccogliere animali in difficoltà, assicurare loro le prime cure, con l' unico obiettivo di reinserire in natura un animale sano.

Facci conoscere meglio il riccio. Che abitudini ha e quali rischi corre?
Il riccio è il più antico mammifero insettivoro, si nutre di lumache, scarafaggi, larve, ed è quindi uno stretto alleato del nostro orto e giardino. Purtroppo ha abbandonato la campagna, che rappresenta il suo Habitat, perchè a causa delle monocolture è venuta meno la varietà di insetti per potersi correttamente nutrire, avvicinandosi agli agglomerati urbani, ma ti assicuro che nei nostri giardini non ha vita facile.
Il riccio dorme 18 ore al giorno ed è attivo per 6 ore la notte. Proprio quando riposa, noi cominciamo i più svariati lavori all'aperto: bruciamo cumuli di foglie (senza prima accertarci che sotto non vi sia un riccio), utilizziamo decespugliatori a filo ed a lama (killer per eccellenza), adottiamo diserbanti che avvelenano gli insetti, di cui lui si nutre, indebolendogli il sistema immunitario e distruggendo la sua base alimentare. Il riccio si trova sempre di fronte a trappole mortali: pozzetti, tombini, piscine (nei quali sarebbe necessario introdurre griglie o scalette di risalita per salvarli); recinzioni posizionate rasenti al suolo intrappolano i ricci, per cui andrebbero sollevate di circa cm 15 dal suolo.

Possiamo quindi dire che, pur non uccidendo volontariamente i ricci, l'uomo ne è la principale causa di morte. In che condizioni arrivano i ricci?
Purtroppo in primavera e durante tutto l'arco dell'estate, arrivano principalmente ricci gravemente feriti o mutilati, scalpati dai decespugliatori o investiti dalle auto. Raramente possiamo fare qualcosa per salvarli. Da noi arrivano anche ricci malati.

In cosa consiste il recupero e il reinserimento del riccio?
Il recupero prevede l'accoglienza del riccio in difficoltà, c'è un approccio medico immediato. L'animale, quando è possibile torna nel luogo del ritrovamento, poichè il riccio ha nel suo cervello una specie di cartina geografica del suo territorio, addirittura riconosce le ombre che i cespugli proiettano sul terreno, con i suoi organi di senso, che ha molto sviluppati. Quando questo non è possibile, si reinserisce l'animale altrove, dopo averlo lasciato per alcuni giorni in un recinto provvisorio.
Durante questo breve tempo, il riccio ha modo di abituarsi ai rumori, agli odori che lo circondano. Questo procedimento vale pure per tutti gli orfani da noi allevati. Stiamo ultimando l'allestimento di un oasi per ricci, patrocinato dal WWF, con la collaborazione dei comuni di Reggiolo e Novellara. Questo spazio servirà a riabilitare i ricci alla vita selvatica, è una zona ricca di cespugli autoctoni, che attirano una grande varietà di insetti, cibo prediletto dai ricci. Sarà completata da uno stagno, da casette mangiatoie e da tanti rifugi.

I ricci sono quindi animali da proteggere e in pericolo di estinzione?br>Come ogni animale selvatico, che perde il suo habitat, non ci vorrà molto tempo per diventare a rischio di estinzione. Alla vita già difficile del riccio, con una mortalità infantile che raggiunge una percentuale del 70% (per vari motivi), con una alta mortalità durante il letargo, si aggiungono i pericoli creati dall' uomo. I nostri giardini sono sempre troppo puliti, non offrono più materiale per costruire il nido (fondamentale per partorire e per superare il letargo); di moda sono diventate le piante ornamentali, non caratteristiche del territorio, che non accolgono i nostri insetti autoctoni, quindi i giardini sono sterili e manca cibo per i ricci.

Quando troviamo un riccio ferito, che tipo di primo soccorso possiamo fornire?
La prima cosa da fare è metterlo delicatamente in una scatola, in una zona buia e tranquilla, riscaldarlo ad una temperatura di 26\27 gradi con una boule di acqua tiepida avvolta da un panno, quindi consultare il centro di recupero più vicino, o il corpo forestale dello stato o la polizia provinciale o il WWF o un veterinario. Un altro problema si pone tra maggio e settembre, se l'animale ferito è una femmina, perchè ci possono essere dei piccoli nelle vicinanze. La loro presenza la manifestano con versi simili a cinguettii. Attenzione però a quando ci si imbatte in un nido di riccetti, la mamma potrebbe essere solo a qualche metro di distanza disturbata dalla nostra presenza. Prima di intervenire osservare bene da lontano e nel dubbio non toccare i cuccioli, perchè, come il capriolo, anche mamma riccia non riconoscerebbe più i suoi piccoli e li abbandonerebbe. I riccetti bisognosi sono quelli assaliti da mosche e che vagano con gli occhi chiusi.

Come possiamo portare avanti lo svezzamento di un baby rimasto orfano?
Prima di qualsiasi cosa il riccio orfano va riscaldato con una borsa di acqua tiepida, avvolta da carta da cucina, per fare uno pseudo-nido. Va possibilmente subito reidratato, con l'ausilio di una piccola siringa (senza ago!) e qualche goccia di the al finocchio o camomilla, somministrate tiepide. Questo viene fatto in attesa di un giusto collocamento, avvisando sempre gli enti preposti, di cui prima parlavamo, che daranno ulteriori informazioni. I ricci vanno allattati con un surrogato di latte in polvere per cuccioli di cane, povero di lattosio, perchè ai ricci manca l'enzima per digerirlo. Non provare mai a dare al riccio latte di mucca, latte per bambini o altri tipi di latte per cuccioli, perche morirebbero con gastroenteriti letali.
Vitale è il massaggio al pancino prima e dopo ogni poppata, per favorire le evacuazioni, che spontaneamente il piccolo riccio non effettuerebbe (lavoro specifico di mamma riccia); lo svezzamento inizia quando il riccio raggiunge il peso di circa 120 grammi, cominciando a dare qualche goccia di latte nel piattino.